Tempio di Pomona
Pur se dalle origini incerte, il Tempio di Pomona rappresenta una vivida testimonianza della ricca stratificazione del tessuto storico salernitano.
Collegata alla cattedrale, adiacente al vestibolo del palazzo arcivescovile, si trova un ampio spazio sostenuto da archi ogivali voltati su colonne, denominato “Tempio di Pomona”.
Le sue origini sono discusse.
Alcuni studiosi pongono la sua origine in epoca romana; altri, attestano che la struttura è da considerare una raffinata operazione di antiquariato, che procurò a Salerno un’identità storica risalente all’Antichità attraverso il trasferimento da Roma a Salerno di un’antica iscrizione di marmo relativa a un tempio di Pomona, esposta nel complesso arcivescovile tra il 1470 e il 1484.
Le origini di questo trasferimento andarono rapidamente perdute e si ritenne che l’iscrizione fosse stata prodotta a Salerno.
I resti del tempio furono quindi identificati nel portico costruito con antiche colonne di spoglio all’ingresso del palazzo vescovile, in realtà di epoca medievale.
Pur se dalle origini incerte, il Tempio di Pomona rappresenta una vivida testimonianza della ricca stratificazione del tessuto storico salernitano.
La nuova sede fu inaugurata nel 1556 quando Seripando annunziò anche il programma di costruzione del seminario.
Le nuove strutture dell’Episcopio occuparono l’area a valle della Terra Santa utilizzando la parete di fondo del supportico meridionale ed inglobando la corte medievale di vicolo S. Bonosio già sede vescovile.
Nello spazio a sud del supportico meridionale della Terra Santa, già occupato da un’ala della casa a corte medievale, fu costruita una grande aula con accesso da occidente prospiciente un ampio spazio dominato dalla mole del campanile’.
L’aula, disimpegnata da un corridoio laterale e da una scala disposta a cerniera con la vecchia sede, fu costruita utilizzando le colonne doriche con capitelli figurati di tipo ellenistico provenienti dal Tempio della Pace di Paestum, con una disposizione di ostentata visibilità al centro dello spazio.
Le colonne, in numero di sei, tutte uguali (nei casi non programmati, gli spolia sono eterogenei) confermano la provenienza da un unico sito e la volontà di un progettato riuso. Allineate in mezzeria dell’aula non suggeriscono una diversa comprensione dello spazio se non una funzione strutturale a sostegno del sovrastante salone degli stemmi, laddove emerge un chiaro riferimento alla cultura classica del vescovo rinascimentale, che giustifica anche la presenza dell’epigrafe di Tettienio, come elemento di collezione nel grande spazio di rappresentanza del nuovo Episcopio.